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A Helsinki la chiesa è la roccia

di Mario Botta​

La conformazione orografica della città di Helsinki presenta continui rilievi sopra il livello dei fiordi, con un variare altimetrico ben visibile dai bordi delle ampie strade di scorrimento. È nel bel mezzo di un quadrilatero edilizio al centro di uno sviluppo urbano novecentesco, in contiguità con la città storica, che un concorso indetto negli anni 1960-1961 vuole realizzare una nuova chiesa parrocchiale per la comunità luterana, là dove riaffiora un parco con speroni di roccia che ne modellano le superfici. Un luogo di svago per i giovani che abitano questo intorno connotato da una forte presenza residenziale.
Dal concorso emerge un progetto particolarmente affascinante e radicale; quello presentato dagli architetti Timo e Tuomo Suomalainen, che propongono di trasformare l’oggettiva difficoltà derivante dalla presenza invasiva della roccia in una nuova opportunità grazie all’idea di utilizzare l’irregolarità del sottosuolo come parete perimetrale a vista dell’aula assembleare: una chiesa ipogea, dunque, con un volume importante di quattordicimila metri cubi. La nuova Temppeliaukion kirkko, chiesa di Tempelliaukio (1968-1969), presenta un’immagine interna spaziosa, caratterizzata da una corona circolare che corre lungo il perimetro alto della roccia rosa-grigia e che trova la propria ragione strutturale attraverso una raggiera di profili metallici a sostegno della cupola ribassata di copertura di ventiquattro metri di diametro (ottenuta con l’avvolgersi concentrico di un filo di rame lungo ventidue chilometri) che diventa, nel contempo, una presa di luce naturale.
L’insieme dello spazio è sorprendente per il contrasto dei linguaggi: quello “geometrico” puro e razionale del lucernario, nella parte alta, e quello “organico” dettato dalla casualità della superficie rocciosa e dai segni del lavoro degli scavi volutamente lasciati visibili, nella parte bassa. Due registri linguistici differenti che, per il visitatore, accentuano il contrasto fra le due componenti. Anche in questo caso, come spesso avviene per le soluzioni inedite, le perplessità e le critiche iniziali suscitate dal progetto si sono trasformate, a distanza di solo pochi anni, in un grande consenso, anche turistico. Oltre che per l’utilizzo liturgico e come luogo per le pause quotidiane di preghiera, di lettura e di silenzio, lo spazio viene sfruttato per più di duecento eventi ogni anno (concerti, incontri, attività di quartiere).
La “chiesa nella roccia” di Helsinki è certamente un’opera di architettura contemporanea che fra i luoghi di culto è divenuta oggetto di grande interesse urbano, con un apprezzamento sincero da parte della collettività che ora la considera come parte della propria identità.
Questo intervento ha il merito di consolidare la creazione di un centro per attività comunitarie e religiose in un contesto urbano, senza tuttavia alterare il ben radicato rapporto spaziale fra la presenza della corona edilizia novecentesca dell’intorno e l’ampio vuoto del parco centrale dove ancora riaffiorano i residui rocciosi, testimonianze del particolare sottosuolo della città.