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Josef Lackner e la forma del Concilio

​di Mario Botta

L’autore di questa sorprendente chiesa, costruita negli anni Sessanta del secolo scorso nel quartiere Lainz-Speising, a nord della città di Vienna, è Josef Lackner, uno degli architetti più ispirati e convincenti fra coloro che hanno operato all’interno della ricerca promossa dal Movimento Moderno in Austria. In particolare, Lackner può vantare una fortunata carriera che gli ha consentito la realizzazione di edifici di culto di innegabile qualità e interesse architettonico e liturgico, grazie a proposte innovative caratterizzate da un linguaggio progettuale nuovo, maturato sulla spinta delle soluzioni auspicate dal Concilio Ecumenico Vaticano II. All’architetto austriaco, che risiedeva a Innsbruck, vanno riconosciute soluzioni di grande intelligenza, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo di tipologie ecclesiali a pianta centrale, di cui la Konzilsgedächtniskirche, eretta fra il 1960 e il 1965 come memoria del Concilio, rappresenta una convincente testimonianza.
 L’adozione di un impianto planimetrico a forma quadrata rappresenta una soluzione di grande semplicità compositiva, sorretta da un rigoroso impianto geometrico nel quale le variazioni dello spazio interno, suggerite dalle funzioni liturgiche, si trasformano in soluzioni compositive che evidenziano e rafforzano la configurazione a croce greca dello spazio assembleare attorno all’altare.
La chiesa occupa un intero isolato in contiguità con la Kardinal König Platz e si mostra al visitatore come un semplice parallelepipedo a doppia altezza inscritto in un unico volume. Le pareti perimetrali presentano grandi conci prefabbricati in calcestruzzo leggero, che trovano la loro matrice compositiva nell’invenzione architettonica che interessa i quattro angoli dell’edificio, in corrispondenza dei quali il volume primario viene “scavato” per formare quattro nicchie con gli ingressi alla chiesa. La soluzione, tanto inattesa quanto – almeno in apparenza – difficile per l’organizzazione dello spazio interno, risulta invece appropriata, logica e funzionale.
Nello spazio interno, a pianoterra, lungo il perimetro dei quattro lati, l’importante spessore della muratura permette la formazione di vani e nicchie, all’interno dei quali vengono organizzati gli spazi per le attività complementari per l’area centrale. Quest’ultima assume la configurazione di una generosa piazza grazie alla presenza di un matroneo che corre in alto lungo il perimetro scandito da aperture ritmate e regolari, come se si trattasse di vere finestre che si affacciano sulla piazza sottostante. Si tratta di un artificio architettonico e scenografico che, oltre a rimandare alle immagini metafisiche di inizio Novecento (De Chirico, Sironi, Carrà…), permette di realizzare una flessibilità distributiva e funzionale all’interno del tracciato spaziale forte e gerarchico che controlla l’insieme ecclesiale.
Fra le molteplici proposte nate nel periodo post-razionalista e che hanno segnato la seconda metà del Novecento, la chiesa di Josef Lackner rappresenta certamente uno dei migliori esempi e sottolinea una stagione culturale di grande coinvolgimento creativo per gli architetti, poco prima della “ubriacatura ideologica ed estetica” che ha contrassegnato poi negativamente gli anni di fine secolo.