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La Francigena da Vetralla a Roma

​Quel profumo... Anzi, quell’odore. Un odore arcaico, etrusco, di terra appena arata, di grotta fresca e muschiosa, di pietra scaldata dal sole, di tufo, di lana bagnata. Non lo si può descrivere, è ruvido e gentile: eppure lo si riconosce subito quando lo si avverte, e non lo si dimentica più. È l’aria di Roma. Giuro di averlo avvertito, quell’odore, non ricordo più dove la prima volta: da qualche parte sulla via di Cura di Vetralla, fra le Torri d’Orlando, Capranica e Sutri. Per giungere a Sutri da Vetralla percorrerete 24 chilometri, nella quarantaduesima giornata di cammino. Vi accoglie la necropoli etrusca: in una delle tombe scavate nel tufo, trasformate nel tempo in abitazioni e spazi per custodirvi cose e animali,  fu ricavato nel III secolo un mitreo - tempio sotterraneo dedicato al sacrificio del Toro Sacro -,  poi convertito in chiesa cristiana, dedicata inizialmente al­l’Arcangelo Michele, il Mithra cristiano - con affreschi che raffigurano la leggenda del Monte Gargano -, e poi alla Madonna del Parto. Non va dimenticata la cattedrale di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1207, con il solenne campanile romanico, la cripta d’età longobarda e il pavimento cosmatesco. Fuori città, ecco l’anfiteatro romano scavato nel tufo.

Quarantatreesima giornata.
Da Sutri a Campagnano di Roma
Siamo costantemente vicini al tratto finale della Cassia, la SS2: quasi 24 chilometri separano Sutri e Campagnano di Roma. Non sono pochissimi, e tutti fra i 200 e i 300 metri sul livello del mare: potrebbero anche risultare un percorso faticoso. Dopo Monterosi e la bella chiesa di Santa Croce ecco le cascate del fiume Treja e quel modesto rilievo ch’è Monte Gelato, appena 200 metri sul livello del mare nel Parco Regionale di Veio, tra la Flaminia e la Cassia.
Ed eccoci a Campagnano, con la sua chiesa cinquecentesca di San Giovanni, dal vertiginoso campanile, e il neogotico palazzo comunale. È il paese delle “statue parlanti”, come quelle di Roma (Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia; qui a Campagnano ce n’è una stranamente chiamata “Tifo”) e dell’interessante mercato antiquario nell’ultima domenica di ogni mese. Se siete da queste parti in primavera, fate in modo di arrivare a Campagnano per la “Festa del Baccanale”, la prima domenica di maggio. Non che negli altri giorni si digiuni: questo, nell’Urbe, non è uno sport granché praticato; e, se è una virtù, sono in pochi a seguirla. Ma il Baccanale è il momento buono per carciofate e salsicce alla brace, magari durante la tradizionale Corsa dei Somari fra le otto contrade del paese. E non è da dimenticare di brindare col Baccanale.

Quarantaquattresima giornata.
Da Campagnano di Roma alla Storta
Ci addentriamo oggi nel Veiente, area a nord di Roma sulla sponda destra del Tevere - il litus Tuscus, per l’appunto - a lungo dominata dalla potente città etrusca di Veio, conquistata nel 396.
Poco oltre Campagnano incontriamo nella Valle del Sorbo il fiume Cremera, affluente del Tevere, celebre per la battaglia del 477 a.C. dei Fabi contro i veienti, ricordata nei Fasti di Ovidio.
Dopo il santuario della Madonna del Sorbo, insediamento carmelitano del 1427 sorto in seguito a una miracolosa apparizione della Madonna, si giunge al pittoresco centro di Formello, dov’è stato rinvenuto nella tomba aristocratica detta “Tumulo di Monte Aguzzo” un vaso la cui iscrizione ha consentito di decifrare parte dell’alfabeto etrusco arcaico. Dopo Formello, una strada già etrusca poi romana imperiale conduce al “Santuario di Portonaccio” (o Tempio di Apollo), importante area archeologica.
Ed eccoci alla Storta, piccolo insediamento nato in età imperiale come statio sulla Via Cassia e già alla fine del X secolo indicato come il tratto della Francigena che precedeva direttamente l’arrivo in Roma. Qui, secondo la tradizione, Dio Padre e Gesù sarebbero apparsi nel 1537 a sant’Ignazio di Lojola e gli avrebbero annunziato la loro volontà ch’egli divenisse servo fedele del Figlio. La solennità viene celebrata ogni seconda domenica di novembre con la “Festa della Visione”.

Quarantacinquesima giornata.
Dalla Storta a Roma
Quasi venti chilometri ci separano da Roma. Dagli oltre 150 metri d’altitudine della Storta si scende d’un centinaio di metri in 5 chilometri fino all’imbocco del­l’Insugherata, quindi al Parco di Monte Mario ch’è opportuno affrontare seguendo l’itinerario suggerito dal sentiero CAI 215. Si arriva così al punto dal quale si gode il panorama di tutta la città di Roma col “Cupolone” michelangiolesco in primissimo piano: era e resta il Mons Gaudii dei pellegrini, il Montjoie che segnava il giubilo di tutti i pellegrini d’Oltralpe. Una volta di nuovo in pianura, in un paio di chilometri si raggiunge la circonvallazione Clodia e quindi attraverso la Porta Angelica la “Città Leonina”, la porzione urbana transtiberina che da metà del secolo IX, per volontà di papa Leone IV, venne inclusa entro le mura urbane. Ora non vi resta che venerare il Sepolcro dell’Apostolo. Poi, dopo la fatica, il premio: Roma è vostra.
Il santo viaggio è giunto alla meta.