Luoghi dell' Infinito > La Piuskirche di Colonia uno spazio rarefatto per il sacro

La Piuskirche di Colonia uno spazio rarefatto per il sacro

​La ricerca attorno ai problemi dell’architettura ecclesiale moderna, che ha coinvolto la cultura tedesca per tutto il Novecento, è strettamente collegata alla presenza del Movimento Liturgico che, dalla fine dell’Ottocento fin oltre la metà del Novecento (con l’apertura del Concilio Vaticano II), ha radicalmente modificato l’atteggiamento dei fedeli rispetto alle celebrazioni religiose.
La presenza di personalità come il teologo Romano Guardini e l’architetto Rudolf Schwarz ha avuto importanti ripercussioni per le nuove costruzioni ecclesiali, che hanno dovuto confrontarsi, nel contempo, con l’arrivo di nuovi materiali (ferro, vetro, ceramica, pannelli leggeri) che hanno modificato il carattere costruttivo delle edificazioni “tradizionali”. Questa nuova condizione ha spinto gli architetti a un radicale aggiornamento tecnico-funzionale per cercare di rispondere alle nuove aspettative. È in un tale clima di cambiamenti socioculturali che nasce la sorprendente chiesa di San Pio X (1959-1962) a Colonia, nel quartiere di Flittard, progettata dall’architetto Joachim Schürmann (Viersen, 1926), che si distanzia notevolmente dai modelli precedenti e, per taluni aspetti, anche da quelli auspicati dalla cultura liturgica.
Joachim Schürmann appartiene alla generazione successiva a quella di Guardini e Schwarz, e ha potuto quindi meglio accogliere le istanze di aggiornamento tipologico senza compromessi, anche rispetto al recente passato. All’epoca del progetto della Piuskirche Schürmann era un giovane architetto che aveva studiato a Darmstadt e che nutriva un forte interesse per il linguaggio e la poetica di Mies van der Rohe, il quale, lasciata la Germania, lavorò negli Stati Uniti con una brillante carriera professionale fondata sul progresso-successo dello sviluppo tecnologico.
In quegli anni, anche la progettazione degli edifici di culto è attenta a una nuova modernità, nella quale la rarefazione dei mezzi espressivi sfocia, di tanto in tanto, in inedite forme poetiche.
Il complesso ecclesiale realizzato da Schürmann presenta un rigorosissimo impianto planimetrico che disegna un ampio recinto rettangolare all’interno del quale, sulle testate dei due lati corti, vengono collocati la chiesa e un volume edilizio con i servizi di ricezione, amministrazione, incontro e alcuni alloggi. Nello spazio libero centrale, riservato a verde, trova posto un monumentale campanile a pianta circolare. Questo impianto configura una nuova tipologia ecclesiale che ordina le differenti funzioni in un unico isolato caratterizzato da una forte geometria e controllato spazialmente dal recinto perimetrale. La razionalità dell’impianto geometrico e il rigore adottato nel rapporto fra le parti costruite generano la qualità degli spazi e configurano una “cittadella” interna alle mura, rinunciando in tal modo a forme plastiche scultoree libere nel paesaggio. Dall’alto muro della recinzione, oltre al campanile, fuoriesce il volume enigmatico della chiesa: un semplice parallelepipedo apparentemente senza aperture (un magazzino, un contenitore?) che modella lo spazio dell’aula ecclesiale. Un’alta fascia in muratura di cotto che “galleggia” sopra una fascia orizzontale di aperture gli dona una qualità rarefatta.
L’invenzione di questa composizione diventa un nuovo modello architettonico e liturgico dove il fedele diventa protagonista. L’architettura risponde con un salto generazionale proponendo una nuova spazialità geometrica ed essenziale.