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La cappella di Pawson tra luogo e scultura

​La Fondazione Siegfried ed Elfriede Denzel nel 2017 ha incaricato sette architetti di progettare, ognuno, una cappella in legno lungo una nuova pista ciclabile nel distretto di Dillingen, in Germania, con l’intento di rinnovare l’antica tradizione delle “soste” come strumenti di misura e orientamento nei percorsi tracciati tra la foresta e il paesaggio agricolo. Dopo aver presentato nel numero scorso la cappella di Wilhelm Huber, proponiamo ora il progetto dell’architetto inglese John Paw­son, che ricerca un minimalismo radicale fin dalle procedure di costruzione. Ispirato dal lavoro dei tagliaboschi, realizza un manufatto servendosi di una quarantina di tronchi di abete Douglas della Foresta Nera. Sagomati e livellati per tutta la lunghezza come se fossero travi lineari - lunghe 12,50 metri e con un diametro di 90 centimetri-, sono stati sovrapposti poi gli uni sopra gli altri fino a definire l’altezza delle mura perimetrali della cappella, sostenute da un basamento in calcestruzzo, lo stesso materiale utilizzato per due lunghe sedute, una esterna e una interna. L’immagine che ne risulta è quella di un grande parallelepipedo in legno massiccio che s’innalza per sette metri ai bordi della foresta. L’orizzontalità dei prospetti e il volume monolitico di legno si trasformano in una presenza iconica e suggestiva di grande impatto.
Quest’opera di John Pawson è una costruzione che si colloca al limite fra scultura e architettura, a secondo della sensibilità degli utenti. Come “pausa” lungo un percorso ricreativo può, in ragione della sua ambiguità, offrire il meglio come oggetto piuttosto che come spazio di meditazione o preghiera. Ed è probabilmente questa ambivalenza a costituirne il plusvalore. All’interno, una panchina in calcestruzzo, una piccola finestra quadrata che indirizza lo sguardo sulla natura esterna e una croce di luce filiforme accolgono il pellegrino.
Il tema della cappella singola sta incontrando sempre più interpretazioni, declinate a misura della committenza, o forse si dovrebbe ammettere a misura dell’architetto. Come strumento di meditazione, di preghiera e di sosta nel cammino della vita, la cappella, nella realtà del nostro tempo, coinvolge inevitabilmente i pensieri, la poetica e il linguaggio dei diretti operatori: gli architetti. Ecco allora che, da soggetto collaterale alla ricerca dell’autore, diviene occasione propizia per la sperimentazione di linguaggi, atteggiamenti e rischi professionali che, per una normale committenza, risulterebbero proibitivi.
Ben vengano allora le stagioni con un’abbondanza di richieste per chiese, cappelle e oratori tali da toccare le esigenze creative dello spirito, come richiederebbe sempre l’architettura.
Cappella (2017-2018 ) presso Unterliezheim, Laugnatal, Germania.
Architetto: John Pawson.
Committente: Fondazione Denzel.