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Pintoricchio e l'ora nuova del Cristo in preghiera

​È stata attribuita al Pintoricchio la bella tavola che riproduce l’orazione nell’orto, opera della collezione Gianfranco Luzzetti esposta, in occasione della Settimana della Bellezza a Grosseto presso il Polo culturale Le Clarisse. Rispetto ad altre opere sul tema qui, oltre al Signore Gesù e ai suoi apostoli, non sono ammessi altri personaggi: non si vede sopraggiungere Giuda con le guardie del tempio, né i discepoli risvegliati dal tumulto. Tutto appare sigillato in un attimo eterno, gravido di un’ora che ancora ha da esplodere ma che già si percepisce vicina.
Il Pintoricchio sembra seguire la lezione dell’evangelista Luca, il quale, nell’ora dell’agonia, fa emergere la dolente solitudine del Maestro. La struttura piramidale della composizione, ove il Cristo appare inginocchiato sopra una roccia, esaspera infatti la sua solitaria preghiera.
Se Luca non cita i tre discepoli più vicini al Signore in quest’ora solenne, gli artisti menzionano sempre Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali, vinti dal sonno, non partecipano all’agonia del Signore. Le loro posture non sono casuali ma, nell’iconografia dell’orazione nell’orto, sono identificative del loro destino. Il tema era caro alla sensibilità religiosa del XV secolo e lo dimostrano opere come quelle di Mantegna e Bellini. A differenza di questi artisti il Pintoricchio pone Pietro al centro, assegnandogli il compito di introdurci nel mistero narrato. Il suo mantello giallo lo designa come l’eletto, mentre l’abito blu racconta il mistero della fragilità umana. Pietro porta la mano al volto, posa, nell’arte, destinata ai dolenti. Egli esprime così il dolore per il tradimento che infliggerà al suo Signore, nonostante la grazia della sua elezione.
Giovanni è vicino a Pietro nella stessa postura che ebbe accanto a Gesù nell’ultima cena. Egli è il discepolo fedele, veste il mantello rosso dell’amore e l’abito verde della vita. Nel sonno, volto e mano destra indicano una grotta, rimando a quella tomba vuota che, di lì a poco Giovanni  varcherà con l’apostolo Pietro. Se quest’ultimo ricorda l’ora della croce e il tradimento dei suoi, il discepolo amato preannuncia già l’alleluia pasquale.
Giacomo sarà il primo a dare la vita per Cristo seguendolo sulle orme del martirio. Egli infatti, veste il rosso della passione e, più in ombra e scostato rispetto agli altri, si volge nella stessa direzione del Cristo in preghiera.
L’abito del Signore Gesù è semplice e monacale, solo finissimi ornamenti d’oro denunciano la sua regalità. Il viola, colore del cambiamento e della penitenza, racconta l’accorata preghiera di Cristo al Padre. Sotto la tersa luce azzurrina si celano piccoli segni che denunciano lo scoccare dell’ora. Uno steccato divide il luogo della preghiera dal resto del giardino: è rimando al giardino dell’Eden che si riapre grazie all’ora del dolore del Figlio di Dio. Se dietro al Cristo il recinto custodisce una fioritura di piante odorose, più a valle, verso il corso dell’acqua, s’interrompe come spezzato dalla furia del vento. È proprio da questa apertura che vediamo la vita scorrere come sempre: una coppia si avvia verso la torre d’ingresso della città, un uomo pesca mentre due anatre nuotano tranquille nelle acque. Più avanti però, oltre una luce cangiante che si riflette nel fiume, là dove le acque si fanno più scure un cigno sembra innalzarsi per cantare il suo canto. È proprio questo candido animale, che naviga nella stessa direzione verso cui è rivolto Cristo, a spiegare il senso di pace che pervade tutta la scena in un’ora tanto grave. Cristo, come il cigno, eleva il suo ultimo canto: compiuta la sua missione si prepara a entrare nella gloria che aveva fin dal principio. Se l’angoscia, per il calice che l’angelo si appresta a offrirgli, tinge il suo abito di viola, la salvezza che si diffonderà nel mondo grazie al suo sacrificio tingerà la terra di una luce nuova.