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San Corbiniano, una chiesa all'Infernetto

​L’insieme della chiesa di San Corbiniano con le attività collaterali del centro parrocchiale, sorge a Roma, nel quartiere denominato “Infernetto”, in un’ampia zona di espansione urbana vicino alla città di Ostia. L’idea progettuale cerca di rispondere alle richieste del concorso di architettura, indetto nel 2008, che individua nel progetto “multa paucis” di Umberto Riva (milanese di adozione e recentemente scomparso) la proposta più convincente, continuamente rielaborata fino a giungere a una stesura definitiva nel 2009.
Umberto Riva può essere considerato un “outsider” di grande qualità professionale, che ha operato controcorrente rispetto al dibattito e ai linguaggi che hanno connotato, negli ultimi decenni, l’architettura contemporanea. Nel progetto, infatti, la chiesa si configura come una parte integrata nell’insieme edilizio attorno al quale vengono aggregati i volumi delle attività richieste dal programma, come fosse un borgo racchiuso dentro le mura perimetrali. In questo modo, l’individualità edilizia tradizionale dell’aula assembleare si configura come un isolato urbano articolato in differenti funzioni che, a loro volta, si relazionano con gli spazi collettivi all’aperto del sagrato e del parco con i campi da gioco, integrati nel sistema urbano del quartiere.
Il linguaggio architettonico di Umberto Riva è in netta contrapposizione rispetto ai modi di comporre della modernità che, in massima parte, procedono da un’idea d’insieme nell’impianto urbano per declinarsi, poi, nelle varie componenti. Nel caso di Riva, invece, assistiamo a un procedere per parti architettoniche funzionali risolte autonomamente che si aggregano, con i percorsi distributivi, fra le differenti attività. In altre parole, l’architetto sostituisce all’attività del comporre quella dello scomporre, grazie alla quale ogni parte mantiene la propria specificità. Così, l’insieme diviene l’assemblaggio di parti compiute, un collage di tipologie che presentano ogni volta configurazioni indipendenti. Una scelta, questa, che necessariamente comporta giunzioni fra le parti contigue, una cerniera-snodo che articola e moltiplica la percezione dei volumi edilizi scomposti – porticato, chiesa, aule, salone parrocchiale, cappella feriale, campanile – fino all’immagine della croce scavata nella facciata.
Quella di Umberto Riva è un’architettura che privilegia la presenza e lo sguardo del fruitore chiamato a sorprendersi, di volta in volta, di fronte all’ingegnosa composizione e alle meraviglie di inaspettate stesure di colore. Il ricorso a riferimenti del linguaggio della cultura moderna riesce convincente nella sua capacità di superare la componente ideologica del linguaggio contemporaneo.
La chiesa di San Corbiniano richiede di essere interpretata con un atteggiamento attento che, al di là dei canoni offerti dal linguaggio del moderno, offre spiragli di poesia a coloro che li meritano, a coloro che sanno vedere ciò che guardano.
La presenza delle articolazioni diventa il tema ricorrente nel percorso del fruitore e propone un’intrigante quanto inedita chiave di lettura che travalica le forme retoriche indicate dalla cultura del postmoderno. L’architetto Umberto Riva adotta una sperimentazione personale che dà forza alla sua poetica basata sulla qualità artigianale; la stessa che caratterizza questo edificio di culto, e che oggi risuona, per la sua funzione ancestrale, ancor più meritevole nel dibattito culturale.