Luoghi dell' Infinito > Biblioteca > La Parma di Franco Maria Ricci

La Parma di Franco Maria Ricci

​Leonardo Servadio


«Alla mia Parma, come a una donna amata, dedico un’opera di quelle che so fare bene». È il messaggio, forse l’ultimo, che Franco Maria Ricci, l’editore noto per le iniziali FMR, ha dedicato alla sua amata città prima di tornare alla casa del Padre, il 10 settembre 2020. È in apertura del volume Parma, di Marzio Dall’Acqua e Gianni Guadalupi (Franco Maria Ricci, pagine 258, euro 80,00), ripubblicato in occasione della nomina della città emiliana a Capitale italiana della cultura. In quelle parole si legge, oltre all’amore per la città, la consapevolezza dell’alta dignità di un mestiere quale quello dell’editore, se “fatto bene”. I volumi di Franco Maria Ricci non solo presentano opere d’arte, ma sono in sé  arte. Le immagini si apprezzano con tale immediatezza che viene voglia di entrarci dentro, e bastano poche pagine per vivere appieno la città, seguendo le tracce di una composizione ove sincronicità e diacronicità si coniugano e formano un tutto: presente e passato, arte e architettura, natura e costruito, gesta e pensieri. Parma nella sua olimpica completezza: piccola a sufficienza per esser conosciuta camminando, densa di opere d’arte tanto da essere inesauribile, musicale quanto nessun’altra, con i suoi Verdi e Toscanini, ma anche gli grandi che, primo fra tutti Paganini, a Parma hanno trovato la loro seconda patria.
Il volume, come la città, segue il corso d’acqua che la apre alla campagna, al Labirinto della Masone e al Museo Guatelli, che custodisce le testimonianze della civiltà contadina. Nell’antichità qui c’erano pantani e un villaggio terramaricolo: le canalizzazioni hanno reso abitabili e fertili queste terre, dal Medioevo contese tra i signori di Milano, le armate pontificie, i Farnese e i Borbone, i francesi e gli austriaci. Finché nell’800 le note di Giuseppe Verdi infiammarono gli animi di patriottica poesia. Il volume si sofferma poi sui palazzi storici, da quello Vescovile a quello Ducale, fino alla Pilotta, che ospita alcuni tra i più importanti tesori di Parma: il Museo Archeologico, la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina, il Museo Bodoniano. Giambattista Bodoni (1740-1813) fu non solo importante stampatore, ma creatore di caratteri tipografici che hanno retto alla sfida del tempo, e sono stati ripresi con gusto e maestria da Franco Maria Ricci. Straordinario l’apparato iconografico dedicato ai grandi capolavori custoditi a Parma, dai grandi cicli di affreschi del Correggio ai dipinti del Parmigianino, e ai ritratti dei tanti che hanno dominato o servito la città. Tra questi risalta singolare la figura di Benedetto Antelami, trattata in dettaglio in un volume a lui dedicato, Antelami a Parma (Franco Maria Ricci, pagine 72, euro 20,00). Vari studiosi presentano le opere dello scultore e architetto, che ha operato a Parma a cavallo tra il XII e il XIII secolo: colpisce il realismo con cui modella le figure del Ciclo dei Mesi, ospitato nel Battistero, il capolavoro da lui progettato. Nell’occasione dell’esposizione al piano terra del Battistero di quelle sculture altrimenti poste al livello superiore, Enrico Solmi, vescovo di Parma, scrive che esse «rivelano la cosciente dignità della persona che, “in piedi”, opera nel Creato [...], narrano il lavoro in forme non drammatiche ma realistiche: si taglia, si colpisce, si vanga, in una sorta di ecologia integrale». E dimostrano come a Parma l’arte e l’architettura siano sempre state a misura d’uomo.