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Contemplare la bellezza, luce nel tempo della tenebre

​Maria Cristiana Dobner


Gli abitanti della casa comune, pensanti e non pensanti, nel frangente attuale si interrogano: dove trovare un suggerimento vitale?
Papa Francesco il 16 settembre scorso è stato chiaro ed esplicito: «Qual è l’antidoto contro la malattia di non prendersi cura della casa comune? È la contemplazione. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli».
Come declinare la contemplazione nel quotidiano? La grande tradizione carmelitana l’ha ricevuta in dono in tanti testimoni pulsanti. Non trapassando dal pragmatico, poco attraente, al bucolico, affascinante ma, in realtà, inconcludente. Ma ponendosi su un altro piano: la Bellezza ha un gusto perenne, un richiamo assoluto, imperituro, e solo lo sguardo libero e gratuito della contemplazione può accedervi. Teresa di Gesù considerava la sua anima un giardino dove il Re passeggiava. Lo supplicava di accrescere i boccioli di virtù «e di rinforzarli per amore della sua gloria» (Vita). Non voleva nulla per se stessa. Egli avrebbe potato per far rifiorire, non per stroncare. Sul nulla della persona, il tutto sboccerà. Non è l’Eden immaginario, è relazione salvifica. Teresa, prediligendo l’acqua – che le parlava dell’incontro vitale della persona con l’Altissimo – l’assume come simbolo: dall’acqua attinta al pozzo con cui bagnare con fatica il giardino nel primo incontro, fino all’acqua che, piovendo dal cielo con larghezza, rende presente il mistero della Trinità.
Giovanni della Croce, “Stella d’orientamento” nella via contemplativa, non attende di passare la soglia del tempo e della storia per incontrare la Bellezza, l’Amato. Hans Urs von Balthasar è nitido nella sua intuizione: «Giovanni percorre e addita l’essenziale via a Dio; anch’egli perciò come Dante inserisce l’“aldilà” in questa esistenza; o meglio, – essendo l’aldilà venuto in Cristo nell’aldiquà – dimostra la dimensione di eternità della vita. Anch’egli come Dante deve discendere nella morte infernale, poiché, solo in forza della distinzione assoluta della creatura peccatrice dall’assoluto e purissimo Dio, la divinità può rendersi visibile nella sua verità» (Stili laicali). Giovanni lo incontra nella natura, nella vigna in fiore, nel refolo di vento che lo raggiunge. Ne esce rinnovato, e trasformato, nel legame con Colui che, per volere del Padre, ha creato la Bellezza del mondo e tutto ha rivestito di grazia: prati, fiori, monti, notti e aurore con le loro luci e tenebre. Il respiro dell’Altissimo sperimentato nel suo spirito nelle selve ombrose. Un rapimento che contempla e si lascia avvincere. Teresa di Gesù Bambino dimostra uno sguardo penetrante, Gesù stesso le ha insegnato a penetrare nel mistero afferrando la bellezza di ogni fiore, dalla magnificenza delle rose ai gigli candidi. Nessuno compete con l’altro o si ritiene più importante: ognuno al posto assegnatogli dal Creatore. Alla varietà dei prati, splendidi perché diversi, sta la varietà delle persone: tutti rallegrano il Signore.
Lo spirito pensante laico contempla, si immerge nella Bellezza e affascinato libera l’animo stretto dall’angoscia e dall’incertezza: ne riceve luce rasserenante. Marguerite Yourcenar, consapevole di vivere una sola vita, forse con la meta della gloria, scrisse: «Di certo sentirei di aver perduto la mia [vita], se per un solo giorno smettessi di contemplare l’universo» (Pellegrina e straniera). Etty Hillesum, nell’attesa trepida del destino, contempla la pianta che si sfoglia, il volo degli uccelli e lo splendore del sole: «Avverto nell’anima molta calma e dolcezza. Una sensazione di appagamento che riposa in Dio» (Diario, 5 luglio 1942). Nell’orrore del lager nazista, divenuto per lei realtà quotidiana, apre lo spirito e accoglie la brughiera nella veste estiva e «quel campo giallo di lupini che arrivava fino alla baracca di disinfezione» (21 giugno 1943). In uno spogliamento universale e liberante, Tiziano Terzani coglie della natura quanto tranquillizza e pacifica: «La sua immensa bellezza è lì per tutti. Nessuno può pensare di portarsi a casa un’alba o un tramonto» (Un altro giro di giostra). Antidoto quindi a portata di mano, gratuito, da cui lasciarsi guarire: incanto della Bellezza del Creato per gli uni, contemplazione della Bellezza del Dio Creatore e Salvatore per gli altri.