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L'Italia, la terra dove gli scrittori riconoscono se stessi

​Lisa Ginzburg
«Non si può né raccontare né descrivere la magnificenza d’un chiaro di luna come quelli di cui abbiamo goduto col vagare qua e là nelle strade, nelle piazze, per la riviera di Chiaia, la grande straordinaria passeggiata, e poi in riva al mare. Si è veramente presi dal senso di immensità dello spazio! Così vale la pena di sognare!». Goethe scrive queste parole da Napoli il 5 marzo 1797: visita la città nel corso del Grand Tour, periplo grazie al quale s’innamora profondamente del nostro Paese. Ne scaturirà, mirabile frutto letterario, il Viaggio in Italia.
Tanti e di tante epoche sono stati gli scrittori e i poeti che in Italia hanno trovato motivi di un’ammirazione a propria volta illuminante, come illuminante sa essere l’agnizione della bellezza. Per molti incontrare e girare l’Italia ha comportato immedesimazioni, fantasticherie di una nuova patria possibile, una terra/casa del cui ideale e del cui incanto nutrirsi, talvolta decidendo di stabilirvisi per sempre.
Byron era stato talmente impressionato dal paesaggio umbro da trasfigurarlo nel suo Il pellegrinaggio di Aroldo: «E ora, bella Italia! Tu sei il giardino del mondo». Lussureggiante come un giardino, sorprendente nella grande diversità dei suoi paesaggi, l’Italia incanta, travolge, appassiona i suoi visitatori – i più raffinati ed esigenti. Viaggiare in Italia battezza, in ognuno in modo diverso genera epifanie, letterarie e non solo. Di nuovo a Napoli, la grande scrittrice brasiliana (ma nata in Ucraina) Clarice Lispector trova e ama per le strade il pulsare della vita, un’autenticità che la fa sentire nuova. Italia terra di agnizioni, di cambiamenti, di svolte nel­l’esistenza moltiplicate dall’atmosfera che tempra ed entusiasma, intanto regalando senso al vivere. Sia E. M. Forster che Henry James ambientano in scenari italiani colpi di scena decisivi dei loro capolavori psicologici (rispettivamente Camera con vista e Ritratto di signora). Il paesaggio italiano dice una meraviglia che agli occhi di molti pare corrispettivo naturale del calore umano degli abitanti. Italia culla, porto di destinazione. Con una varietà geologica e geografica che agisce da cassa di risonanza di ogni tipo di stato d’animo, malinconia, ribellione, passione. Stendhal ambientò in Italia La Certosa di Parma, grande romanzo scritto con furiosa concentrazione in un appartamento parigino, ma che nell’esattezza delle descrizioni dice dell’acuta nostalgia per i paesaggi del settentrione. Altre reazioni, più controverse, per James Joyce: il quale da Trieste per un anno si trasferì a Roma, presto odiandola (tornò a Trieste, la cui transculturalità gli corrispondeva molto di più).
Viaggiare in Italia marca un prima e un poi. A proposito di agnizioni, va contato il romanzo Corinna e l’Italia che Madame de Staël scrisse trasportata da grande amore per il nostro Paese. Testo considerato all’origine del romanzo femminile ottocentesco. L’emblematica protagonista Corinna trova in Italia lo slancio per la sua affermazione di donna, a sua volta allegoria dell’Italia stessa. Fu un grande successo editoriale, e attraverso Corinna moltissimi lettori stranieri ebbero sentore delle atmosfere italiane, della forza dei paesaggi e della gioia per gli occhi che procurano.
Quando dopo Napoli arriverà a Palermo, Goethe si commuove: «La purezza dei contorni, la soavità dell’insieme, il degradare dei toni, l’armonia del cielo, del mare, della terra... chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita». Nulla si dimentica dell’Italia, perché qui il visitatore straniero ha l’impressione di comprendere per la prima volta con nitida, luminosa chiarezza la bellezza della natura e il suo enigma, la forza delle cose e il suo contrario, lo struggimento della caducità. Da un punto di vista antropologico, il Paese più suggestivo rimane quello di piccole frazioni sconosciute, tra panorami che improvvisi si spalancano imponendo la loro bellezza mozzafiato. L’Italia dei pittori, Poussin, Corot, Ingres e molto dopo Balthus. Quell’Italia che, sulla scorta di Goethe e su stimolo dell’editore Giulio Einaudi, l’italiano Guido Ceronetti girò a piedi tra il 1981 e il 1983. Un nuovo Viaggio in Italia spiazzante e singolare, esperimento che varrebbe la pena ripetere, in un panorama postmoderno così poco comprensibile, così poco compreso.