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Le origini dell’agricoltura e la rivoluzione neolitica

​Fiorenzo Facchini

C’è chi parla di “rivoluzione neo­litica”, di cui l’agricoltura e la formazione dei primi villaggi rappresentano l’espressione più significativa. Certamente il Neolitico ha segnato una svolta per la specie umana sulla terra. Non c’è soltanto un intervento del­l’uomo sulla natura, che viene incanalata verso la riproduzione sistematica di alcune specie vegetali e animali utili alla comunità. C’è un rapporto nuovo col territorio. Cresce la socializzazione. Si formano le radici dell’urbanizzazione. L’agricoltura cambia non solo il territorio, ma anche il rapporto dell’uomo con l’ambiente. L’allevamento di alcuni animali (bovini, equidi…), realizzato con la domesticazione, offre maggiori risorse sul piano nutrizionale e rende possibile la loro utilizzazione sistematica in aiuto all’uomo. Nel Neolitico si registra un significativo aumento della popolazione. Si formano i primi villaggi, cresce la socializzazione, si hanno nuove aggregazioni fuori dall’ambito familiare, caratteristiche della società attuale. Si innescano processi di urbanizzazione. La scienza riconosce tre grandi centri all’origine del­l’agricoltura, nei quali essa si sviluppò quasi contemporaneamente e in modo indipendente: il Vicino e Medio Oriente (Mezzaluna fertile), il sud della Cina, e la Mesoamerica. Vengono segnalati anche altri centri (chiamati “impropri” o “non centri”) in Africa, nel Sud-est asiatico e nel Sud America, con manifestazioni culturali alquanto disperse in aree distanti dai centri sopra indicati. Luoghi che sarebbero indipendenti tra loro. Le più antiche espressioni dell’agricoltura vengono fatte risalire a circa 10.000 anni a.C. I cacciatori e raccoglitori cominciarono a utilizzare le specie di frumento e di orzo che crescevano spontaneamente in zone aperte. Con la pratica dell’agricoltura la natura è costretta a produrre ciò che l’uomo vuole. Le prime specie di cereali coltivati nel Vicino e Medio Oriente sono due frumenti (il Triticum monococcum e il Triticum dicoccum) e l’orzo (Hordeum vulgare e Hordeum distichum). Si aggiunsero ben presto il Triticum aestivum, il pisello (Pisum sativum), la lenticchia (Lens culinaris), la veccia (Vicia ervilia). Con l’agricoltura si sviluppa la domesticazione di alcuni animali che si accompagnano all’uomo nel suo insediamento su un territorio (bovini, gallinacei, suini, equidi…).
Le vie di diffusione dell’agricoltura in Europa furono due: una mediterranea lungo le coste, e una verso nord lungo il bacino del Danubio. Viene spontaneo chiedersi se la diffusione dell’agricoltura in Europa sia avvenuta con spostamento di nuclei umani oppure sia stata soltanto un fatto culturale. Si ritiene, in base allo studio di marcatori genetici in popolazioni attuali, che vi sia stato uno spostamento di nuclei umani, non solo una diffusione culturale (Ammerman e Cavalli Sforza, 1984). La diffusione demica sarebbe avvenuta con tempi di pausa e tempi di rapida propagazione. Con lo sviluppo dell’agricoltura le popolazioni si sono radicate sul territorio, attraverso aggregazioni sociali con luoghi comunitari destinati al culto e agli scambi commerciali. Il territorio viene trasformato con la coltura di cereali. Gerico (Palestina), Çatalhöyük (Anatolia), Passo di Corvo (Foggia) offrono ricche documentazioni di vita sociale su base agricola. Gerico si sviluppa verso l’8350 a.C. e la popolazione cresce fino a duemila abitanti. È documentata la coltivazione di frumento e di orzo. Çatalhöyük si sviluppa intorno al 6200 a.C. e presenta una struttura urbana singolare: mancavano le strade, le case erano accostate l’una all’altra, con accesso dai tetti tramite scale di legno. Sono segnalati numerosi  santuari con testimonianze del culto dei defunti. A Passo di Corvo (Ne­o­litico medio, 4690-3650 a.C.) sono documentate opere idrauliche, quali i fossati a “C”(oltre un centinaio) intorno alle strutture abitative, che consentivano l’irrigazione per la coltura di cereali.
L’agricoltura e anche l’allevamento hanno comportato un rapporto stabile col territorio per sfruttarne le risorse in modo razionale e sistematico. Il contesto di vita ha richiesto una nuova organizzazione della società, diversa da quella tribale, con autorità riconosciute a tutela del vivere comunitario. Nella società neo­litica riconosciamo le radici dello Stato moderno.