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Ogni spazio dell’umano è dimora della Vergine

​Maria Ignazia Angelini

La casa, il luogo dell’habitare secum. Luo­go dell’intimità al cospetto del­l’Al­tissimo (Sal 128,3). Luogo del silenzio fecondo. Luogo del generare e della cura. Luogo del riposo e del desiderio (Sal 132,14). Luogo dell’ospitalità. Ogni sua pietra viene da Dio, se no è vanità (Sal 127,1). I Vangeli non ci dicono quasi nulla delle case di Maria. Ma non c’è spazio per fantasticare: dicono tutto l’essenziale. La casa di Maria, nel suo primo affacciarsi alla storia umana, è la nube che la copre (Lc 1,35). E questa rimarrà per sempre la sua casa. Mentre è scritto che subito Maria si mise in viaggio per entrare in casa d’altri e offrire sostegno alla cugina: la casa di Zaccaria (Lc 1,40). E solo alla fine della sua visita a Elisabetta, si dice che Maria “tornò a casa sua” (Lc 1,56).
È donna povera, Maria, in tutta la sua esistenza non possiede nulla (Sal 45,11). La sua casa è Dio, e perciò per tutta la vita ella dimora in una radicale precarietà: madre sollecita va di casa in casa chiamata sempre di nuovo a mettersi in cammino. In fuga, in ritorno, in cerca, attratta dal­l’Unico, il tesoro della sua vita, suo creatore, figlio e maestro. Conosce la fuga degli aggrediti, nel deserto (Ap 12,6).
Solo chi ha dimestichezza con la Parola, nelle Scritture, può intuire quale insondabile mistero, che teoria infinita sia­no “le case di Maria”. Ella che è orecchio aperto, grembo del Verbo, rivela il suo domicilio solo agli umili uditori della Parola.
Esule, profuga in una condizione di itineranza estrema, è madre fatta discepola di colui che non ha dove posare il capo (Mt 8,20). La sua povertà beata, che negli inizi abita un tugurio, è distaccata da ogni “qui” che arresti la sua ricerca dell’Amato,  Figlio dell’Uomo che in ogni perduto la chiama. Eppure, Maria ha casa. Avvolta dall’ombra dell’Altissimo, è di casa in ogni casa dell’umano. Ove rimane, davanti all’Altissimo (Sal 91,9).
La sua casa, è Davide (Lc 1,2). Sua casa, è Giacobbe (Lc 1,33). È Abramo (Lc 1,55). Sono “sue case”: lei le porta nel cuore, con l’oltraggio dei miseri (Sal 89,51), la storia del suo popolo ove dimorare in canto (Sal 84,1-6). La sua casa è in ogni archè tôn semeion (Gv 2,1): in ogni evento di amore al suo precario sorgere.
La sua casa è il nudo Calvario fuori delle mura della Città santa: «sotto la croce, la Madre stava» (Gv 19,25). O, ancora: sua casa è Giovanni (Gv 19,27). La sua casa è il Cenacolo (At 1,14) e dovunque due o più sono radunati in attesa dello Spirito Santo. La sua casa è – nei giorni della lotta con il Divisore – il rifugio nel deserto (Ap 12,6). Tra il deserto e la grotta, e in ogni raduno nel nome del Figlio, in ogni luogo del dolore e del nascere, in ogni devastazione del Divisore da restaurare, lei, stabile, dimora. La sua Casa, per questo, è diventata anche l’Arsenale della Pace di Torino, nel 2019.
La sua casa… è ogni casa degli umani. Ogni essere umano ha, in qualche angolo nascosto dell’anima, la grotta dell’interiorità. Il luogo santo dell’Incontro.
I luoghi del suo dimorare hanno, lungo i secoli, creato simboli. Snidati dall’oblio per intuizioni di umili creature, attraverso leggende popolari, scavi silenziosi. E ogni scoperta di una casa di Maria è nuovo annunzio, persuasivo nella sua fragilità, che nessun luogo dell’umano è privo della Madre. “Vieni, non sei abbandonato”.
Betlemme, e poi uno sperduto rifugio in Egitto. E Nazareth, Efeso, Loreto, Lourdes... casa, grotta, volta del Cielo, santuario, acqua, margini, radici, rovine che attendono l’Annuncio. Le Litanie sono piene d’indirizzi per l’invenzione di queste case segrete. E vengono alla mente nelle ore più buie: radice di Jesse, arca di alleanza, casa d’oro, soglia della luce, casa della Sapienza, rifugio inespugnabile…
Simbolo di quella sovrana, materna povertà ospitale per angeli e umani: senza mura che non siano la fedeltà ai legami, il mite far scudo da ogni logica di violenza, il pieno abbandono imparato discepolarmente, nell’Ora ultima, dal suo Figlio. Donna povera, stende il suo mantello di cura e protezione. Esposta a ogni vento del deserto, apre il futuro. Annuncia la pace. Con lei, noi tutti – esuli e piangenti in valle oscura, aggrediti da devastazioni e ombre di morte – troviamo casa. Come scriveva Rainer Maria Rilke: «Siamo qui, forse, per dire “casa”…».